LIBERTA' E CAOS 

di Bodhipat A Ra


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L’antropofago Capitale crea e accetta le alterazioni solo come mezzo produttivo.

Fotte i ritmi psico-fisiologici naturali con quelli innaturali del lavoro coatto, altera i bisogni per rinvigorire i consumi, castra la consapevolezza per vendere miracoli sacri e profani e inganna il corpo astrale del nostro IO UNITO per spacciare dosi sempre maggiori di immagini e illusioni.

Ciò che non è produttivo è bandito, represso e spesso rimosso, ma le modificazioni e le alterazioni spontanee che spaventano di più sono quelle che riguardano il corpo umano, a meno che non diventano business (body building e chirurgia estetica).

Non puoi assassinare né il tuo corpo, né le tue cellule, non puoi oltrepassare il tuo tessuto e provare il piacere dell’alterazione, non puoi permettere alla tua mente di provare dimensioni dimenticate, non puoi imprimerti il marchio della tua scelta.

L’idea di questo libro è una risposta a tutto ciò, e quello che mi interessa proporre è una ricerca consapevole, che non vuole seguire un’onda, ma aspira a fuggire ogni condizionamento.

Libertà e caos, questo, oggi, soltanto ancora mi esalta.

Questo è un manuale di manipolazione senziente del corpo, di biopsichica metacorporea, ma fare di voi quel che volete non significa fare di voi ciò che voglio io. Troverete un elenco accurato di pratiche per modificarvi, per accrescervi, ma a mio avviso sareste di poca fantasia se finiste per copiare queste informazioni usandole come metalliche decalcomanie preconfezionate.

Vi sareste ancora una volta sottomessi alla dittatura delle immagini, riproducendo soltanto il già definito, facendo di voi una copia di spettacoli standard.

Tutto ciò che è moda, si sa, è già morto. E anche la scrittura uccide la parola, costringendo i significati dentro sensi bloccati, così anche questo manuale rischia di rendere l’arte del piercing, della scarificazione e dell’implant niente di più di un freddo vestito tra gli altri.

Saremo autonomi soltanto quando supereremo le barriere del conosciuto, riassorbendo la frattura giudaico-cristiana tra corpo e psiche, e guideremo il nostro psicocorpo a sondare i limiti del luminoso TUTTO.

La ricerca di una nuova consapevolezza prevede la messa in discussione di secoli di rigida repressione corporea. Sangue e dolore sono infatti concetti da sfuggire, da combattere, da eliminare, da trascurare da analgesico e da emostatico.

Le uniche cose che ci appartengono veramente, il nostro corpo e le sue sensazioni, ci sono state sottratte, o meglio, ci è stata sottratta la possibilità di comunicare con esse.

Tutto ciò che è creato dal nostro corpo deve essere nascosto e trattenuto. Vogliono, e in molti casi ci sono riusciti, staccare i nostri contatti.

Il sangue, che è sempre stato considerato sacro, è stato trasformato, nella cultura patriarcale, da sangue di vita, che crea e dà principio (nascita), a sangue di morte, che annulla e spaventa (croce).

Con il sangue anche il dolore si è impregnato di paure e ha perso le sue funzioni naturali.

Il dolore non è solo uno stimolo esterno sul nostro corpo, è un mezzo di comunicazione tra la parte fisica e quella psichica di noi stessi e viceversa.

Può essere interpretato come fastidioso, ma se siamo noi a crearlo, passando una lama sulla pelle o forandoci i tessuti, e ci soffermiamo a pensare a ciò che proviamo, o meglio a ciò che il nostro corpo prova, potremmo meravigliarci. Scavalcando la sua accezione negativa, il dolore può risultare stimolante e, se consapevolmente elaborato, può elevare il grado di ricettività del nostro psicocorpo.

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